9 febbraio 2009: viene fatta morire Eluana Englaro

Si tolse alimentazione e idratazione anche se lei digeriva ancora autonomamente (infatti, non veniva alimentata con le flebo ma con sondino che le portava il cibo nello stomaco), anche se respirava autonomamente (nessuna macchina cuore-polmone), anche se aveva un battito cardiaco forte e stabile, anche se aveva regolarmente le mestruazioni, anche se apriva gli occhi di giorno e li teneva chiusi la notte, anche se sorrideva alle battute del personale (le suore che la accudivano da anni), anche se al padre non dava alcun peso reale (visto che era tenuta da dette suore e che il padre si faceva vedere pochissime volte all’anno, ogni volta solo per pochi minuti….).

Il padre che, in pratica, l’aveva abbandonata, ha potuto, però, decidere della sua eliminazione per affamamento e assetamento.

Eluana non è morta dolcemente. Nessuno ha mai pubblicato le foto di lei pochissimi giorni dopo l’inizio dell’eutanasia. Dal volto sereno che aveva fino al giorno prima, passò – a quello che trapelò dal personale (spiacevolmente rimasto nell’ anonimato ma per motivi comprensibili) – ad un volto contratto in una smorfia.

Eluana era evidentemente viva e senziente…

Nel giorno stesso del decesso, Padre Aldo Trento, che ad Asunción fondò una clinica per malati terminali e che dal Presidente della Repubblica aveva ricevuto il titolo di “Cavaliere dell’Ordine della stella della solidarietà italiana”, restituì l’onorificenza al Presidente della Repubblica:

“Stimato Sig. Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano dopo che Lei ha negato la firma perché incostituzionale al decreto urgente adottato dal governo per ostacolare la sospensione dell’alimentazione ed idratazione di Eluana Englaro, in coma da 17 anni, rifiuto il titolo che Lei mi ha concesso di ‘Cavaliere dell’Ordine della stella della Solidarietà Italiana, il 2 giugno 2008.

Come posso io, cittadino italiano, ricevere simile onore di Cavaliere dell’ordine della stella della solidarietà della Repubblica Italiana, quando Lei, con il suo intervento, permette la morte di Eluana, a nome della Repubblica Italiana?

Sono sdegnato e ripeto il mio rifiuto al titolo che Lei mi concesse”.

Il caso Englaro

“Lei è una donna (…). Ha il ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. II suo cuore batte da solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sorride e altri nei quali forse socchiude gli occhi. Ma quanti sanno davvero che Eluana non è attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una piaga da decubito? Che in diciassette anni non ha preso un antibiotico?”.

Così ha parlato Margherita Coletta, la vedova di un carabiniere ucciso nell’attentato di Nassiriya (Iraq) il 12 novembre 2003, che negli ultimi mesi ha visitato più volte Eluana Englaro nella clinica di Lecco dove era ricoverata da 15 anni e che ha intessuto un rapporto di amicizia con Beppino, il padre di Eluana. Margherita Coletta ha parlato in una intervista pubblicata da Avvenire il 4 febbraio 2009. Un’intervista le cui parole citate all’inizio sono da meditare e riproporre ovunque perché spezzano quel muro di ipocrisia e malignità che un gruppo di sciacalli ha eretto intorno alla famiglia Englaro, sfruttando il dolore di un padre che sembra disorientato: “Credo sia soprattutto lui in uno stato simile a quello vegetativo”, ha detto di lui Margherita Coletta, con una espressione di filiale affetto.

Al TG1 si assistette al vertice di questa “danza del male”, con l’intervista al primario anestesista della clinica “La Quiete” di Udine, Amato Da Monte, l’uomo che ha coordinato la “deportazione” di Eluana dalla clinica della vita alla camera della morte. Durante la notte. Alla domanda della giornalista che chiedeva sulla possibile sofferenza di Eluana, Da Monte ha risposto: “Eluana è morta 17 anni fa”. Rileggiamo quanto detto da Margherita Coletta: risulta al professor Da Monte che le persone morte aprano gli occhi di giorno, sorridano, abbiano il ciclo mestruale, respirino senza problema, abbiano il cuore che batte autonomamente? E se è così convinto che Eluana sia già morta, perché pensa di somministrarle dei sedativi durante il procedimento di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione?

Solo chi è morto dentro può capovolgere la realtà fino a questo punto. E proprio lui aveva detto all’inizio dell’intervista che vedendo Eluana per la prima volta si sentiva “devastato”, perché era così diversa dalle foto che da mesi scorrono in tv e sui giornali e che si riferiscono ad Eluana prima dell’incidente. Certo che è molto diversa, così come lo stesso dottor Da Monte è diverso rispetto a 17 anni fa. E’ ciò che accade ai vivi: si cresce, si invecchia. Dei morti, invece, dopo 17 anni restano soltanto le ossa. Ma per Da Monte Eluana à morta 17 anni fa

La responsabilità di questa barbarie però, non si può scaricare evidentemente sul solo dottor Da Monte. Egli è soltanto l’immagine fedele di questa nostra società composta di “morti che camminano”, incapaci di dare o almeno di cercare un senso alla realtà, alla sofferenza come alla gioia, al lavoro come al riposo, incapaci di essere uomini e donne. E’ l’immagine dei tanti sciacalli che si sono avventati su Eluana, come prima avevano fatto con Welby, per imporre un’ideologia di morte, a cominciare dai militanti del Partito Radicale e i loro avvocati che hanno spinto Beppino Englaro a portare fino in fondo un atto che lo tormenterà fino alla fine dei suoi giorni.

E’ l’immagine dei tanti Ponzio Pilato che affollano gli scranni dei tribunali italiani – e non solo -, che si preoccupano soltanto di stabilire la legittimità formale delle sentenze: la frase è corretta, l’inchiostro è giusto, si proceda all’esecuzione.

E ci si permetta qui di correggere l’allora presidente Napolitano, che ha invocato subito una legge sul testamento biologico perché i magistrati della Cassazione si sono inseriti in un vuoto legislativo. Caro presidente, non c’era alcun vuoto legislativo in Italia a proposito di eutanasia: essa è vietata, punto e basta. I giudici hanno compiuto un vero e proprio colpo di mano, e l’unica legge buona sarà quella che impedirà ad altri giudici di perseguire la stessa strada.

Tornando al discorso precedente, il dottor Da Monte è anche l’immagine nauseante di tanti politici incapaci di chiamare le cose con il loro nome e che si trincerano dietro il “rispetto per il dolore della famiglia” per avallare un atto che segna la condanna a morte, non di Eluana, ma dell’intera nostra società di cui dovrebbero essere loro i primi difensori.

E’ infine anche una domanda su ciascuno di noi, se abbiamo fatto tutto il possibile per affermare il Bene, per rispettare la vita di Eluana e sostenere il padre Beppino nella sofferenza.

E’ vero comunque che in tutta questa vicenda sono emersi anche segnali di speranza: abbiamo visto una grande mobilitazione di persone comuni sdegnate per questa barbarie, mobilitate nell’estremo tentativo di salvare Eluana.

Questo segnalava che, all’epoca, la partita ancora non era finita, nonostante i responsabili della clinica La Quiete e il Comune di Udine che aveva fatto da ponte.