Il silenzio davanti alla morte come scusa per occultare la verità

Uno dei tanti esempi di giornalismo all’italiana è stato fornito dalla puntata di “Porta a porta” del 10 febbraio 2009, a pochi giorni dall’uccisione di Eluana Englaro per richiesta del padre.

In collegamento, c’era una giornalista della redazione regionale RAI del Friuli che era andata a vedere Eluana il giorno prima che fosse stata fatta morire. Ha detto che l’ha trovata in uno stato pietoso e che, per esempio, non deglutiva la saliva. Ha detto, inoltre, di essere stata chiamata quel giorno dal padre di Eluana, appositamente perché potesse testimoniare in che condizioni si trovasse Eluana. Peraltro, nel corso del collegamento, è emerso dalla stessa giornalista che lei e il padre di Eluana si conoscevano già. E in conclusione tutta la puntata mirava a scoraggiare ogni dissenso sul grave fatto accaduto, invitando ad un pio quanto comodo silenzio.

Alcune osservazioni:

  1. Se voglio dare credibilità ad una testimonianza non scelgo il giornalista amico o conosciuto: telefono alla redazione e dico: “Avete un giornalista? Vorrei che venisse qui per testimoniare le condizioni di Eluana”. Punto e basta.
  2. Soprattutto non scelgo, per il giornalista, uno dei giorni successivi all’inizio del protocollo di affamamento/assetamento: dopo tale protocollo, la gentile giornalista si aspettava di vedere Eluana fresca come una rosa? Da qui arguisco la sua intelligenza o la sua onestà intellettuale. E quindi l’attendibilità dei suoi notiziari… Infatti, la giornalista pare non abbia considerato che – con quel protocollo disumano, richiesto ostinatamente dal padre – era iniziata anche la somministrazione massiva di anestetici e sedativi. E questi possono avere – fra i loro effetti – anche la riduzione della capacità di deglutire, specie se hai un sondino naso-gastrico che ti va in gola. MA bisogna ribadire che QUESTA NON ERA LA SITUAZIONE ABITUALE DI ELUANA prima del suo istradamento verso la morte per stenti. Invece, la umanissima e accorata giornalista è arrivata persino a dire che: “La povera Eluana era così da 17 anni”. Salvo poi dire che era la prima volta che la vedeva di persona…
  3. L’encomiabile giornalista – umanissima e rispettosa, non come quei laici e cattolici che, sadici, volevano che Eluana continuasse ad essere nutrita… – ebbene, la giornalista disse di aver visto Eluana avere degli spasmi e ha aggiunto: “I famosi sorrisi di cui tanto si è parlato…”. Questa giornalista deve avere i suoi problemi se crede che tra uno spasmo ed un sorriso qualcuno si possa confondere. Infatti, alludeva alla testimonianza di qualche giorno prima in cui una persona che aveva potuto vedere Eluana prima del “trattamento finale” si era permessa di dire che l’aveva potuta osservare mentre sorrideva, precisando che NON era stato uno spasmo e che, inoltre, quel sorriso era capitato al momento giusto: alla fine di una battuta che la testimone stessa, parlando a Eluana, le aveva detto…

Il Ministro della Difesa canadese risponde ad una pacifista

Nel 2012 una canadese “pacifista” scrive al proprio governo lamentandosi di come vengono trattati i terroristi detenuti in Afganistan. A risponderle è il Ministro della Difesa Gordon O’Connor e tale risposta potrebbe sembrare una burla ma non lo è, la lettera è stata pubblicata su tutti i maggori quotidiani canadesi e della signora non si sono più avute notizie.

“Stimata cittadina attivista,

grazie per la Sua lettera con la quale ci esprime la preoccupazione per come trattiamo i terroristi talebani e di Al Qaeda catturati dalle Forze Armate Canadesi. Per rispondere alle lamentele che riceviamo da cittadini attivisti come Lei, abbiamo creato un nuovo programma di pacifismo ed integrazione per i terroristi. In base a questo programma, abbiamo deciso di selezionare un terrorista e destinarlo “alla pari” nella Sua famiglia.

Da lunedì prossimo avrà il piacere di ricevere a casa Sua Alí Mohamed Amé Ben Mahmud (Lei, comunque, può chiamarlo più semplicemente Amé ). Sono certo che vorrà trattarlo esattamente come, nella Sua lettera di protesta, Lei chiede che facciano le Forze Armate canadesi. È probabile che dovrà farsi coadiuvare da altre persone in questo compito. Ogni settimana il nostro Dipartimento Le farà una visita di ispezione per verificare che vengano osservati i principi e le attenzioni che Lei rivendica nella Sua lettera.

Mi sento in dovere di avvisarLa che Amé è uno psicopatico esageratamente violento; confidiamo tuttavia che, grazie alla sensibilità che ha manifestato nella Sua lettera, possa brillantemente superare questo inconveniente.

Inoltre, il Suo ospite è estremamente efficiente nel combattimento corpo a corpo e può uccidere con una semplice matita o un tagliaunghie. Infine, Amé è abile a fabbricare artefatti esplosivi con prodotti casalinghi; Le consigliamo quindi di tenere lontano dalla sua portata questi prodotti a meno che non ritenga che il farlo possa offendere la sensibilità di Amé.

Il terrorista non vorrà avere rapporti né con Lei né con le Sue figlie (eccezion fatta per i rapporti sessuali), in quanto considera le donne come esseri inferiori o addirittura come semplici oggetti da usare. Questo è un aspetto molto delicato in quanto ha manifestato reazioni violente verso le donne che non intendono rispettare la legge islamica. Auspico, pertanto, che non Le dia fastidio il dover portare sempre il burqa: in tal modo Lei contribuirà al rispetto della cultura altrui nonché dei principi che ha espresso nella Sua lettera.

Ancora grazie per la Sua preoccupazione; siamo orgogliosi di annoverare nel nostro Stato persone come Lei e renderemo pubblica a tutti i nostri connazionali la sua cooperazione.

Auguri e che Dio La benedica!

Cordialmente.

Gordon O’Connor – Ministro della Difesa”

I vescovi d’Europa dopo la scelta della UE di abbandonare i cristiani perseguitati

Il 2/2/2011 la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) ha espresso il suo disappunto nel constatare che i governi dell’Unione Europea non hanno raggiunto un accordo per condannare la persecuzione religiosa. “La COMECE si rammarica profondamente che il 31 gennaio i ventisette ministri degli Esteri dell’Unione europea non siano riusciti a trovare un accordo su una dichiarazione congiunta di condanna della persecuzione religiosa”, si legge in un comunicato diffuso dall’organismo episcopale. “Questa indecisione diplomatica è ancora più incomprensibile dato che vite innocenti vengono stroncate da atroci attacchi contro i cristiani e altre minoranze in tutto il mondo”, aggiunge il testo. L’accordo, sottolinea la nota, è fallito a causa di “negoziati interni tra ministri riguardanti un riferimento specifico ai cristiani tra le vittime della persecuzione religiosa”. “La COMECE è sorpresa da questa indecisione, dato che l’opinione pubblica europea è consapevole della particolare situazione dei cristiani in Medio Oriente dopo i recenti attacchi alle chiese in Iraq ed Egitto”, chiarisce l’organismo episcopale. Ricorda inoltre che il Parlamento europeo (il 20 gennaio) e il Consiglio d’Europa (il 27 gennaio) avevano “aperto la strada a una condanna specifica della persecuzione dei cristiani adottando entrambe le risoluzioni che condannano esplicitamente la violenza” contro di essi. I recenti attacchi, denuncia l’organizzazione, “non sono casi isolati”, dato che le statistiche sulla libertà religiosa degli ultimi anni mostrano che la maggior parte degli atti di violenza religiosa avviene contro i cristiani. “L’impegno dell’Unione europea a sostegno dei diritti fondamentali e della libertà religiosa è chiaramente stabilito nel Trattato dell’Unione europea e nella Carta dei diritti fondamentali” ed è stato riaffermato “in numerose dichiarazioni”, insistono i vescovi. Per questo, concludono, ci si aspetta ora che “l’Unione europea adotti misure concrete per trasformare questi principi generali in un’azione politica significativa”.

Qui il link ad un articolo dell’epoca in spagnolo

Qui la spiegazione del fatto che ha provocato la reazione del COMECE